Tutto pronto per la Brexit: per l'articolo 50 è questione di giorni

PARLAMENTO E REGINA APPROVANO - L'avvio delle negoziazioni legate alla Brexit è ormai alle porte. Pochi giorni fa la Regina ha concesso il via libera formale alla legge, dopo che il Parlamento aveva dato il suo benestare alla bill proposta dal Governo May, seppur dopo un'iniziale bocciatura da parte dei Lords, che avevano richiesto tutele per gli europei già nel Regno Unito ed un voto vincolante da parte del parlamento (entrambi poi negati in seconda battuta). E' dunque questioni di giorni, Theresa May entro la fine di marzo invocherà l'Articolo 50 del Trattato di Lisbona, dando ufficialmente il via ai due anni di negoziazioni per mettere nero su bianco quelli che saranno gli accordi commerciali e non solo fra Unione Europea e Regno Unito. Tutto ciò ammesso e non concesso che Bruxelles e Londra arrivino ad un accordo.
LO
SCENARIO MACROECONOMICO GENERALE – L'economia
britannica è in salute, è reduce dalla poderosa crescita degli
ultimi anni, sin qui poco colpita dalle vicende della Brexit (anche
se la crescita del 2017 e 2018 sarà inferiore a quella del 2016). La
domanda di fondo è legata al futuro e a quanto questa situazione
di stabilità potrà durare, con le crescenti incertezze legate
all'uscita dall'UE prima e al reale impatto della cosa in un secondo
momento.
GLI ULTIMI DATI LEGATI ALL'OCCUPAZIONE hanno messo in luce un mercato del lavoro ancora dinamico, con il numero delle richieste di sussidi di disoccupazione che è recentemente calato ai minimi da 40 anni a quota 737.000, mentre la disoccupazione generale è ormai prossima ad appena un milione e mezzo di unità, il 4,7%, anche in questo caso sui valori più bassi dagli anni Settanta. Altri tempi, insomma.
I SALARI CRESCONO PIU' LENTAMENTE con un dato sceso da +2,6 a +2,3%, mentre invece CRESCE L'INFLAZIONE, che è triplicata da 0,6 a 1,8% nel giro di pochi mesi, destando alcune preoccupazioni. Il Regno Unito si potrebbe trovare a dover gestire uno scenario di “doppia inflazione”: da un lato la ripresa della crescita dei prezzi pare un fenomeno generalizzato, con segnali di inflazione anche negli Stati Uniti ed Europa. Dall'altro il Regno Unito si trova a fronteggiare la svalutazione della sterlina (fra il 15 ed il 20% contro le principali valute), cosa che rende più costoso l'acquisto di tutti i beni in arrivo dall'Europa e dagli Stati Uniti, con un effetto, appunto, di possibile “doppia inflazione”.
Per
fronteggiare questo scenario LA
BANK OF ENGLAND nel
suo ultimo meeting ha aperto le porte ad un possibile rialzo deitassi di interesse in un futuro vicino, permettendo alla sterlina di
recuperare terreno nelle ultime sedute borsistiche, con il cambio
GBP/USD che ha riavvicinato quota 1,24, mentre EUR/GBP è tornato
sotto quota 0,87, in altre parole per acquistare una sterlina servono
nuovamente più di 1,15 euro.
NON SI PLACA LA QUESTIONE SCOZZESE, con Nicola Sturgeon, leader del parlamento di Edimburgo, che nuovamente attaccato Londra, ricordando a Downing Street come la bocciatura del referendum per l'indipendenza "spaccherebbe il Regno Unito molto oltre qualsiasi possibile ricucitura".