Theresa May torna a parlare di Brexit e la sterlina crolla sui mercati
Theresa May è tornata a parlare di Brexit nel week end e la sterlina ha ripreso a perdere terreno con decisione sui mercati valutari, con un calo vicino ai due punti percentuali in appena 36 ore di negoziazione.
“We are leaving. We are coming out. We are not going to be a member of the EU any longer, so the question is what is the right relationship for the U.K. to have with the European Union when we are outside, we will be able to have control of our borders, control of our laws, but we still want the best possible deal for U.K. companies to be able to trade in and within the EU and European companies to operate and trade in the U.K.”
Alle parole della May ha fatto seguito la risposta, certamente non velta, di Angela Merkel, che ha ricordato come non sia possibile il cherry picking, nè rimanere all'interno del single market senza rispettare le quattro principali condizioni, come riportato da Bloomberg: “We have to be clear on the other hand that joining or having access to the joint market can only be possible on the condition of conforming with the four freedoms, otherwise, the U.K. will “have to settle for less.”
Il mancato rispetto di queste regole avrebbe conseguenze fatali per gli altri 27 paesi, ha spiegato la cancelliera, che ha aggiunto “We can’t accept such consequences”
La reazione dei mercati non si è fatta attendere, con la sterlina che è risultata oggetto di forti vendite nei confronti delle principali valute. Dopo una fase finale di 2016 relativamente tranquilla, con il pound che aveva recuperato una parte del terreno perso nell'estate, il 2017 si è così aperto con il rapporto fra euro e sterlina che è volato sopra quota 0,87, in netto rialzo rispetto ai minimi toccati a dicembre in area 0,8305. Di fatto l'inverso sterlina/euro è sceso verso l'area 1,14, rompendo anche la soglia di 1,15.
Ma la divisa britannica è tornata a perdere terreno anche nei confronti del dollaro, con il Cable che è scivolato sotto quota 1,22, aggiornando i minimi da oltre due mesi, fino a portarsi a poco più di un punto percentuale dai dai valori fatti registrare ad inizio ottobre nella notte del flash crash, quando la divisa inglese perse quasi 6 punti percentuali nel giro di pochi minuti.