Theresa May e la Brexit
“Brexit is going to be a wonderful thing for your country”, la Brexit sarà una cosa meravigliosa per la vostra Nazione. Con questi termini si esprimeva, a inizio 2017, Donald Trump parlando con Theresa May in merito alla Brexit. La realtà dei fatti ci mostra tuttavia uno scenario leggermente differente. Nei giorni scorsi, infatti, l’Europa ha iniziato a mostrare un assaggio di quella che sarà la Brexit, spartendosi l’Ema, l’Ente Europeo per il Farmaco, e l’EBA, il corrispettivo per il settore bancario. Nel caso dell’EMA è arrivata la cocente beffa per Milano, che dopo aver dominato le prime due votazioni ha perso con Amsterdam al sorteggio dopo che il terzo round di voti si era concluso in parità. Si preparano dunque a emigrare da Londra alcune grandi istituzioni, mentre Goldman Sachs ha confermato che saranno Francoforte e Parigi le sedi scelte per il post Brexit. Anche il settore bancario trema, infatti con la Brexit sono alte le chances che Londra perda il passaporto per i servizi finanziari, costringendo il grosso del settore ad aprire nuove sedi per poter operare con i clienti del Vecchio Continente.
Theresa May e la Brexit
In questo scenario prosegue la partita a scacchi di Theresa May con l’Europa, ma anche con il parlamento britannico e con il suo stesso partito. Non si può certo dire che il Regno Unito giochi senza la Regina, ma, in una metafora scacchistica, possiamo invece affermare che la May abbia ormai perso alcuni pedoni, un alfiere e forse un cavallo dopo i recenti scandali, mentre le torri paiono pronte a voltarle le spalle. Ecco dunque Theresa May che, senza alternative, si prepara ad alzare l’offerta britannica per il pagamento all’Europa, suscitando i malumori del fronte più conservatore che vorrebbe una very hard Brexit, trascurando i rischi per il paese di tale decisione. Cifre ufficiali non ve ne sono, ma la BBC spiegando che “UK is ready to pay more to the EU” parla di un raddoppio dell’offerta per la final bill da 20 a 40 miliardi, con il Regno Unito che si avvicina dunque alla richiesta di Bruxelles. Tale news confermerebbe i rumors rilanciati dai media qualche mese fa sul tema Brexit e Final Bill.