Si muove l'inflazione in Europa. Draghi presto sotto pressione?
IL QUADRO MACROECONOMICO
I mercati sono orfani questa settimana della Cina, con i listini asiatici chiusi per le celebrazioni legate all’inizio dell’anno lunare, con il 2017 titolato al Gallo nel calendario cinese.Ma il profilo macroeconomico della settimana è particolarmente ricco, con l’Europa a guidare le danze nella mattinata odierna. La giornata si era aperta con una frenata delle vendite al dettaglio in Germania (in calo dello 0,9% a fronte di attese per una crescita dello 0,6%), ma poco dopo sono arrivate le sorprese, con una risalita generalizzata dei prezzi.
Sul fronte spagnolo si muove l’Inflazione, con il dato preliminare annunciato dall’INE che ha nettamente battuto le attese, schizzando al 3,0%, a fronte di un precedente dato dell’1,4%. Poco dopo l'annuncio dei dati sull'impiego in Germania, dove la disoccupazione è calata ai minimi dalla Riunificazione, con un dato in discesa dal 6,0% al 5,9%. Il numero di disoccupati era stimato in calo di 5.000 unità, mentre invece è sceso di 26.000.
Sul fronte italiano male la disoccupazione, in crescita al 12,0%, con un dato negativo in particolare per i giovani. Ma attenzione all’IPP, l’indice dei prezzi di produzione, che è tornato in positivo per la prima volta dopo oltre tre anni, confermando il trend in arrivo dagli altri paesi di una ripresa dei prezzi. Una tendenza rilevata anche dai dati pubblicati su scala continentale, con l’inflazione europea in risalita all’1,8%, a fronte di un precedente dato dell’1,1% e di aspettative all’1,6%.
LA REAZIONE DEI MERCATI VALUTARI
Sui mercati valutari i dati relativi ad una ripresa dell’inflazione spingono al rialzo l’euro, con la moneta unica che vola oltre quota 1,075 nei confronti del dollaro e oltre 0,862 sulla sterlina. Di fatto i dati relativi alla crescita dei prezzi, oltre a segnare un prosieguo del trend generale di ripresa del Vecchio Continente, potrebbero anche rendere difficile la continuazione delle politiche monetarie espansive di Mario Draghi, già fortemente osteggiate dall’asse tedesco-olandese.
Sarà quindi fondamentale monitorare con attenzione i prossimi dati macroeconomici in arrivo dall’eurozona, in uno scenario in cui gli Usa (e lo stesso Donald Trump) hanno già fatto capire che difficilmente tollererebbero un dollaro troppo forte, che rappresenterebbe un possibile ostacolo ai piani protezionistici del Tycoon. Inoltre, le politiche di Trump, poggiano su una crescita del debito, scenario che spesso implica anche un deprezzamento della propria valuta. Esattamente l’opposto di quanto sin qui visto sui mercati, con il dollaro protagonista nei mesi scorsi di un rally, che a numerosi analisti è sembrato almeno in parte “irrazionale”.