Previsioni per i mercati azionari nel 2024
Il calo dei rendimenti favorirà la diversificazione sui mercati azionari. Ecco l’analisi di Frédéric Leroux, Head of Cross Asset, fund manager di Carmignac.
Quali previsioni per l’economia? Gli analisti sono concordi nell’attendersi una graduale inversione di tendenza sul fronte macroeconomico e dell’inflazione. Questo determinerà un cambiamento di contesto sui mercati obbligazionari e azionari, a sostegno del calo previsto dei tassi di interesse.
L’analisi dell’andamento dei rendimenti obbligazionari e dell’inflazione in un contesto inflazionistico strutturale ci insegna che i tassi di interesse impiegano del tempo prima di allinearsi alle fasi di disinflazione transitoria. L’inflazione è oltretutto in calo da oltre un anno negli Stati Uniti (è passata dal 9% al 3%) mentre allo stesso tempo i rendimenti decennali statunitensi hanno continuato ad aumentare dallo scorso aprile (dal 3,25% al 5%). Tuttavia, dopo il picco registrato il 23 ottobre, hanno perso fino a 50 punti base. Possiamo quindi ritenere che i rendimenti obbligazionari abbiano finalmente assunto un trend al ribasso, e prevedere le potenziali conseguenze di questa inversione di tendenza sui mercati azionari nei prossimi mesi? Ecco le previsioni economiche su tassi e andamento delle borse.
Indicatori economici che lasciano presagire un indebolimento del ciclo economico
Gli ultimi dati relativi al mercato del lavoro e alle previsioni sull’attività manifatturiera sembrano avere accelerato l’avvio dell’inversione di tendenza dei tassi a lungo termine. L’indice ISM manifatturiero, ampiamente tenuto in considerazione dalla comunità finanziaria per misurare l’orientamento futuro dell’attività industriale negli Stati Uniti, ha registrato un sorprendente calo delle sue componenti relative a occupazione e nuovi ordini. Allo stesso tempo, la creazione effettiva di posti di lavoro sta registrando una crescita più debole del previsto e le retribuzioni orarie evidenziano un rallentamento in termini di crescita.
Il mercato del lavoro americano
Poiché il punto di forza dell’economia statunitense è il mercato del lavoro, i primi segnali di indebolimento hanno avuto un impatto significativo, tale da modificare gradualmente la posizione ostile della Banca Centrale statunitense nei confronti dell’inflazione. Tutto ciò nonostante la smentita da parte di quest’ultima. È molto probabile che se questa tendenza venisse confermata, lo scenario di un rallentamento economico assumerebbe finalmente maggiore credibilità. Una situazione che consentirebbe ai tassi di interesse a lungo termine di allinearsi alla disinflazione dell’ultimo anno.
La resilienza dell’occupazione negli Stati Uniti, dovuta essenzialmente al sostegno della politica fiscale indotta dal Covid e al divario tra capacità di lavoro disponibile e offerta di lavoro, potrebbe quindi venire meno. La normalizzazione economica sarebbe quindi in atto e si rafforzerebbe la prospettiva di un rallentamento temporaneamente disinflazionistico. Anche la nostra analisi economica interna prevede un rallentamento e una disinflazione molto graduali.
Queste inversioni di tendenza dovrebbero rivelarsi sufficientemente significative da determinare un cambiamento di contesto sui mercati obbligazionari e azionari rispetto agli ultimi tre mesi, caratterizzati da un continuo calo delle quotazioni obbligazionarie dopo già due anni di trend al ribasso, e da una correzione dei mercati azionari dove soltanto le società quotate più solide potevano essere risparmiate dalla prospettiva di un rallentamento economico associato all’aumento dei tassi di interesse obbligazionari. Pertanto, i “magnifici sette”, come vengono chiamate negli Stati Uniti, hanno saputo distinguersi: Apple, Microsoft, Google, Amazon, Meta, Nvidia e Tesla, che da sole rappresentano quasi il 30% della capitalizzazione dell’indice statunitense SP500, hanno mediamente quasi raddoppiato il loro apprezzamento nell’anno, quando il resto del mercato si è trovato in difficoltà.
Previsioni e outlook per le borse
A questo
punto, possiamo dire che diversi
segmenti dei mercati azionari dovrebbero tornare a registrare una ripresa.
Vediamo un focus sul tema. Ora che i tassi di interesse sono in calo, si
creeranno molte alternative di investimento sui mercati azionari, quando anche
per questi ultimi l’arresto del rallentamento dell’attività economica sarà una
certezza.
Molti settori e aziende considerati meno resilienti hanno registrato performance azionarie nettamente negative, che rappresenteranno comunque opportunità di profitto che gli investitori audaci non mancheranno di cogliere e alimentare. Tra queste opportunità figurano i titoli tecnologici non redditizi – per i quali l’impatto dell’aumento dei tassi sull’attualizzazione degli utili futuri è stato devastante – le società indebitate, i titoli immobiliari che potranno tirare un respiro di sollievo. Anche le aziende small cap potrebbero temporaneamente smettere di sottoperformare rispetto alle società a maggiore capitalizzazione. Analogamente, anche i paesi emergenti potrebbero riacquistare un po’ di smalto rispetto alle economie avanzate, in caso di indebolimento del dollaro sul forex market.
Dove investire in borsa?
Sembra
quindi possibile che il trend al rialzo possa estendersi oltre i “magnifici
sette” e i titoli farmaceutici attivi nella cura contro l’obesità. Ciò anche se
il calo dei tassi che si sta delineando dovrebbe continuare a sostenere le
valutazioni di questi importanti titoli
azionari growth dai meriti innegabili. Una tale concentrazione di
investimenti su un numero di aziende così ridotto richiede una certa cautela. Proprio
in quest’ottica la diversificazione è la prima contromisura da adottare.
Pertanto, se il contesto lo consentisse, perché privarsene? Il ritorno del
ciclo economico richiede mobilità anche da parte degli investitori.