PETROLIO, gli investitori puntano ancora al ribasso
Il prezzo del petrolio ha aggiornato nelle ultime sedute i nuovi minimi di periodo. A pesare, sulle quotazioni dell’oro nero, sono i timori di nuovi scenari di sovrapproduzione. L’eccesso di offerta di petrolio resta dunque al centro del dibattito, nonostante l’accordo raggiunto a fine novembre 2016 fra i paesi del cartello dei produttori OPEC e gli altri paesi. Un agreement per calmierare la produzione di greggio poi rinnovato per altri 9 mesi nella primavera 2017, confermando i tagli alla produzione ma senza però ampliarne i volumi. E pare proprio essere questo mancato aumento del volume dei tagli uno dei fattori che hanno in qualche modo deluso le aspettative dei mercati.
In questo scenario le quotazioni del petrolio sono scivolate verso i minimi dall’agosto 2016. Il WTI viene ora negoziato sotto quota 43 dollari al barile, dopo aver toccato dei minimi a 42,05$. In forte calo anche il benchmark nord-europeo del petrolio, il Brent, che è sceso sotto i 45 dollari al barile. Dal punto di vista tecnico il prezzo del petrolio è ufficialmente entrato in uno scenario ribassista, con una discesa che ha ormai superato il 20% dal massimo raggiunto a marzo in area 55 dollari al barile. Ma analizzando i grafici dell’andamento delle quotazioni del petrolio, la flessione appare evidente in particolare dalla seconda metà di maggio in poi. Infatti i prezzi del greggio sia a fine marzo che nel mese scorso erano tornati oltre quota 51, prima di iniziare una costante discesa che li ha portati ai valori attuali.
Le quotazioni ancora impostate al ribasso
Le quotazioni del petrolio appaiono ancora inserite all'interno di un trend negativo che, nel momento in cui scriviamo, non mostra ancora segnali di cedimento. Dal grafico del petrolio (contratto WTI, scadenza agosto 2017) emerge come le quotazioni abbiano perso il supporto collocato in area 44 dollari al barile sui minimi di maggio, scendendo però anche al di sotto dei minimi collocati a 42,7 di novembre. Il prossimo supporto è collocato a 41,8 (ma appare piuttosto debole), mentre la successiva area chiave è rappresentata dai 39,5 – 40 dollari al barile, sui valori più bassi dell’estate 2016. Da sottolineare come la discesa del petrolio stia avendo un impatto negativo sui listini azionari, in particolare sui titoli legati al comparto energetico.
Cosa potrebbe invertire il trend ribassista del petrolio?
Numerosi indicatori (fra cui l’RSI) appaiono ormai in ipervenduto, quindi dal punto di vista tecnico un rimbalzo delle quotazioni del petrolio appare probabile in tempi relativamente brevi. Il quadro fondamentale per l’oro nero parla però una lingua differente, con lo scenario di eccesso di offerta che rappresenta ormai una costante. A frenare la discesa dei prezzi del petrolio potrebbe arrivare un intervento dell’OPEC, con ulteriori riduzioni della produzione. Uno scenario che, però, al momento non pare troppo probabile, anche perché la vendita di petrolio rappresenta una voce fondamentale nel bilancio di numerosi paesi produttori.