Perchè lo yen si svaluta?
Perché lo yen scende? Come mai lo yen si svaluta sul forex market? In questo articolo proviamo ad analizzare questa tematica e le previsioni per la valuta nipponica.
Lo yen si svaluta, con una discesa senza fine in borsa. Quali sono le ragioni del crollo dello yen? In estrema sintesi, lo yen si sta svalutando per la differenza dei tassi di interesse con quelli delle altre banche centrali. Questo fa sì che gli investitori possano vendere yen con un bassissimo costo di finanziamento incassando un rendimento positivo da un investimento in altre valute.
Prendiamo alcuni semplici esempi numerici. Al momento il tasso di interesse del Giappone è pari a 0,10%, quello della BCE è al 4,50% mentre quello della Bank of England al 5,25%. Con il tasso della Federal Reserve si sale addirittura al 5,50%. Ecco, quindi, un gap enorme con il costo del denaro negli altri paesi che fanno sì che lo yen sia l’economia globale con il tasso di rendimento più basso. Una manna dal cielo per chi fa carry trading: si vende yen, incassando uno swap positivo e per di più di sfrutta un trend discendente, per una situazione win win.
Investire sullo yen costa
I tassi di interesse della Bank of Japan prossimi allo zero fanno sì che lo swap per chi acquista yen sia quasi sempre a sfavore, risultando un costo. Per contro chi acquista euro, dollari o sterline vendendole contro yen riceve sul forex market uno swap positivo.
Traduciamo il tutto in soldoni: il costo di finanziamento per tenere aperta la posizione contro lo yen è a credito, mentre chi va long sulla moneta giapponese ogni giorno paga una commissione, appunto lo swap, per tenere aperta la posizione.
Quali sono le conseguenze di questa differenza sui tassi di interesse? Chi è long di dollaro o euro contro lo yen non ha alcuna fretta di chiudere la posizione. Per contro, chi acquista yen ha bisogno di chiudere la posizione entro tempistiche relativamente veloci per non pagare costi di finanziamento e tenuta della posizione troppo elevati.
Cosa fa la banca centrale giapponese?
La banca centrale giapponese è intervenuta in maniera morbida in questi mesi, cercando di frenare la salita di USD/JPY. Lo ha fatto quando il cambio dollaro yen è arrivato vicino a 160 e si è mossa nuovamente a inizio maggio. La banca centrale giapponese, però, ha un problema. Detiene un’elevata quantità di riserve in dollari americani. Pertanto, la mossa più semplice per frenare la svalutazione giapponese è quella di vendere titoli americani e acquistare yen.
Qual è il problema? Come forse avrete già capito, in questa maniera si rischia di abbassare il prezzo spot dei titoli di Stato americani, alzando quindi il rendimento (e l’appetibilità) degli stessi. In altre parole, si rischia di essere in un imbuto senza fine che può spingere al ribasso lo yen ulteriormente.
I mercati sin qui non hanno creduto molto alla banca centrale giapponese. Dopo i suoi due interventi più recenti sono ricominciate le vendite. In altre parole il trend sul cambio dollaro yen (USD/JPY) e a cascata sugli altri cambi contro yen non è ancora cambiato.
D’altronde chi fa carry trade contro lo yen non ha bisogno di grandi movimenti, può anche accontentarsi di una lateralità del cambio, a patto che lo yen non recuperi troppo. Si guadagna semplicemente con una situazione stabile grazie al differenziale fra i tassi di interesse.
Perché la Bank of Japan non alza i tassi per far apprezzare lo yen?
La banca centrale giapponese deve prestare attenzione ad alzare
i tassi di interesse. Infatti un’eventuale mossa in tal direzione potrebbe
frenare la crescita del paese, già sufficientemente anemica anche con un costo
del denaro prossimo allo zero.
La discesa del cambio dollaro/yen generata dagli acquisti della Bank of Japan ha però avuto vita breve, con il trend primario che ha ripreso il sopravvento. In sintesi, gli operatori puntano ancora su uno yen debole o quantomeno si accontentano che resti sugli attuali valori sfruttando gli swap positivi. Ecco quindi spiegata la nuova discesa della valuta nipponica, che si è di fatto divorata buona parte dei profitti generati dall’intervento della banca nipponica, con il cambio USD/JPY nuovamente sopra quota 155, in un ambiente complessivo caratterizzato da un dollaro in calo.
Da segnalare, poi, come la Bank of Japan si stia muovendo con una certa cautela, verosimilmente a ragion veduta. Infatti, la maniera principale che ha per sostenere il cambio è quella di vendere titoli di Stato americani – denominati ovviamente in dollari – e comprare yen. Attenzione, però, perché di fatto questo processo tende ad alzare i rendimenti dei titoli di Stato americani, rendendoli potenzialmente più attraenti. Vi è quindi il rischio di ottenere l’effetto opposto di quello desiderato.
In alternativa l’Istituto guidato da Ueda potrebbe optare per uno o più rialzi al costo del denaro. Anche in questo caso, però, non mancano i possibili effetti collaterali. Primo fra tutti quello di frenare la crescita economica del paese asiatico, già anemica anche con gli attuali tassi di interesse.