Oro: le banche centrali spingono il prezzo
Il mese di giugno si è aperto con l’oro che è tornato prepotentemente sotto i riflettori. I timori per una nuova guerra commerciale e le crescenti aspettative per uno o più tagli ai tassi di interesse da parte della Federal Reserve hanno spinto gli investitori ad una corsa verso il bene rifugio per eccellenza. Conseguentemente, nel giro di una manciata di sedute, il prezzo dell’oro è risalito dai minimi a 1.270 dollari superando di slancio quota 1.300$, per poi proseguire con forza verso 1.340, fino ad aggiornare i massimi dell’ultimo anno dell’oro in area 1.360$. Da questi valori ha preso avvio una correzione, con i prezzi nuovamente tornati in area 1.330/1.340$. Nel complesso l’interesse degli investitori per l’oro resta elevato, anche dopo le parole di Mario Draghi che hanno aperto le porte ad un possibile rilancio del “bazooka” della BCE, ossia all’ipotesi di nuove mosse di politica monetaria iper-espansiva, con tassi destinati a rimanere ai minimi o a scendere ulteriormente, a vantaggio chiaramente dell’oro.
Analisi tecnica sul prezzo dell'oro
Dal punto di vista tecnico il trend per il prezzo dell’oro appare dunque impostato al rialzo, con le quotazioni auree che si stanno scontrando con la resistenza statica (ossia un’area che si oppone alla salita dei prezzi) proprio intorno ai 1.350/1.370 dollari l’oncia, dove sono posizionati i massimi degli ultimi quattro anni. Anche nel caos del post Brexit, nel luglio 2016, le quotazioni si arenarono su questi valori, con dei massimi a 1.374$. Un eventuale superamento di questa importante resistenza rappresenterebbe un ulteriore segnale di forza da parte del lingotto, mentre una prima indicazione di debolezza arriverebbe soltanto con una nuova discesa del prezzo dell’oro sotto quota 1.300 dollari.
La domanda di oro delle banche centrali nel 2019
Nel frattempo, le banche centrali continuano ad acquistare oro, con la domanda in arrivo nei primi tre mesi dell’anno positiva per 145 tonnellate, stando ai report del World Gold Council, per circa 6 miliardi di dollari. Spicca la Russia, con un incremento delle proprie riserve pari a 55 tonnellate, mentre anche la Cina è tornata a comprare lingotti, con acquisti per oltre 33 tonnellate di oro.
I dati del World Gold Council vedono un aumento del 68% rispetto al 2018, un anno già molto positivo per questo settore. Va infatti ricordato come nel 2018 la domanda di oro delle banche centrali sia volata ai massimi da mezzo secolo. Il grosso della domanda di oro è arrivato da Russia (nella de-dollarizzazione delle riserve, con altre 270 tonnellate), Kazakistan e Turchia. Hanno comprato oro, anche se con quantitativi minori, le banche centrali di Cina, Ungheria, Polonia e India, ma anche Mongolia e Iraq. Le vendite di oro da parte delle banche centrali sono state minime, nell’ordine di poche tonnellate per Australia e Germania (4t), Sri Lanka e Indonesia (con due tonnellate di oro cadauna vendute), con uno scenario di forti acquisti di oro da parte delle banche centrali, mentre scarseggiavano le vendite.