Mercoledì ore 29 Marzo alle ore 12:30 la lettera per la notifica dell'Articolo 50
Il
conto alla rovescia è ormai agli sgoccioli. Mercoledì
l’ambasciatore britannico Sir Tim Barrow consegnerà la lettera che
sancirà formalmente l'inizio
della Brexit. Le tempistiche sono state simili a quelle di una
gravidanza, con l'attesa lettera che arriverà a destinazione nove
mesi e sei giorni dopo il voto dello scorso 23 giugno.
Per il Regno Unito inizierà una nuova sfida, con Theresa May che dovrebbe annunciare al parlamento di Westminster che l'articolo 50 “has been triggered”. Partiranno da lì i due anni massimi di negoziazione fra l'Europa ed il Regno Unito. Che cosa succederà esattamente non è dato saperlo, anche perché entreremo in una storia nuova, tutta da scrivere.
Le sfide non mancheranno su ambo i lati, ma è già chiaro che a rischiare di più sarà la Gran Bretagna, che si troverà a fronteggiare i rischi di un possibile rallentamento economico, con le incertezze sul piano commerciale e la bega scozzese, con il paese guidato dalla Sturgeon pronto a chiedere un nuovo referendum per l'indipendenza. Il Regno Unito rischia dal punto di vista economico (da 0,5 a 1,5 punti percentuali di PIL l'anno - verosimilmente), mentre l'Europa parrebbe soffrirne decisamente meno da questo punto di vista (si parla di pochi decimali). Ma le domande non mancano anche sul fronte europeo, che vede in ballo il proprio futuro, con la crescita dei cosiddetti populismi ed una serie di questioni irrisolte, fra cui quella dei migranti, che stanno aumentando le dispute interne, in un continente che spesso appare ormai a diverse velocità.
Donald Tusk dovrebbe fornire la prima risposta a Londra nell'arco di 48 ore, anche se l'Europa non ha fretta di fornire certezze a Londra ed ha schedulato il primo summit comune soltanto un mese dopo la notifica dell'articolo 50 in data 29 aprile. Uno dei primi punti del dibattito riguarderà senz'altro la “final bill” che l'Europa presenterà al Regno Unito. Una cifra superiore ai 50 miliardi di sterline, che agita il dibattito oltremanica e non solo. In particolare un conto salato che un crescente numero di parlamentarli conservatori non vorrebbe pagare, ma che potrebbe essere uno dei primi paletti richiesti dall'UE al Regno Unito nelle lunghe negoziazioni.
Sul fronte valutario la sterlina ha retto bene in questi ultimi giorni, mostrando timidi segnali di recupero dopo la caduta dei mesi scorsi. Il pound è risalito verso quota 1,26 nei confronti del dollaro, ad un solo punto percentuale dai massimi degli ultimi mesi, mentre il rapporto fra euro e sterlina viaggia in area 0,865. In entrambi i casi la divisa britannica ha perso oltre il 15% del suo valore dallo scorso 23 giugno. La sfida dunque continua, con gli europeisti che sono scesi in piazza sabato scorso a Londra, inneggiando all'Europa, mentre i Brexiters attendono con ansia le 12:30 britanniche di mercoledì, quando la tanto attesa Brexit avrà inizio.