L'Italia perde l'ultima A nei ranking delle agenzie di Rating
Alla fine anche Dbrs, l'unica agenzia di rating che ancora lasciava il nostro Paese nella classe di merito più alta, ha giudicato verso il basso ildebito sovrano. L’Italia ha così perso la sua ultima A nella valutazione, il downgrade a BBB con “trend” stabile (link alla notizia: http://www.dbrs.com/research/304610/dbrs-downgrades-italy-to-bbb-high-stable-trend.html) deciso da Dbrs.
Di fatto il declassamento deciso dall’agenzia canadese, la più piccola tra quelle che operano delle agenzie di classificazione internazionale, segna la definitiva retrocessione del nostro Paese in “seconda divisione”. Prima di Dbrs il declassamento era già stato sancito dalle tre big del settore: le americane Standard & Poor’s e Moody’s, nonvhè la francese Fitch. La prima con una classificazione di BBB- (questa sigla corrisponde ad un’adeguata capacità di rimborso, che però potrebbe peggiorare), la seconda di Baa2 (con Baa intende un grado di protezione medio) e la terza di BBB+.
La decisione presa da Dbrs non è stato un fulmine a ciel sereno, soprattutto dopo la caduta del Governo di Matteo Renzi, dopo il referendum del 4 dicembre scorso. Le conseguenze saranno però immediate, dato che influenzeranno il sistema di valutazione con cui la Bce calcola la rischiosità degli asset che le banche italiane danno in garanzia all’istituto di Francoforte in cambio dei prestiti.
Va ricordato che per convenzione la Banca Centrale calcola la rischiosità di questi asset in base al rating più alto assegnato dalle 4 principale agenzie. Quindi, nel caso dell’Italia, viene a mancare il riferimento a quell’ultima A assegnata da Dbrs.
Il meccanismo prevede ora che, con il downgrade stabilito da Dbrs, la BCE dovrà scendere di un gradino e, di conseguenza, aumentare il cosiddetto “haircut”, cioè la quota trattenuta sul valore dei titoli di Stato dati in garanzia dalle banche per prestiti di cui beneficiano. Fino ad oggi con l’Italia in zona “A” si dava un BoT come garanzia la Bce ne tratteneva solo lo 0,5%. Con la retrocessione nella “B” la Bce ne trattiene il 6%. Se invece si da in garanzia un BTp nel primo caso la trattenuta è al 6%, mentre nel secondo più che raddoppia al 13%. Il declassamento non incide solo a danno delle banche italiane, ma di tutte quelle che hanno in portafoglio titoli governativi italiani e che intendono darli in garanzia per ottenere finanziamenti dalla Bce.
Secondo la Banca d’Italia questo declassamento «avrebbe un effetto limitato sulla capacità delle banche italiane di avere accesso ai finanziamenti della Bce», anche perché le banche fanno un uso limitato di titoli del debito pubblico come collaterale nelle operazioni Bce. Va anche evidenziato che l’haircut, non è un costo in più da pagare per le banche italiane, ma riguarderebbe il collaterale in più da reperire per ottenere gli stessi prestiti.
Ma la retrocessione in “serie B” resta e occorrerà valutare l'impatto sulla "credibilità" del sistema Italia, con il rischio di fuga dei più importanti investitori istituzionali stranieri che potrebbero optare per altre destinazioni, considerate più affidabili.
Rating Italia - Outlook
S&Poor's BBB- stabile
Moody's Baa2 stabile
Fitch BBB+ stabile
Dbrs BBB stabile