La vita al tempo della Brexit: tengono i dati macroeconomici, ma gli europei non arrivano più
Theresa May aveva fissato una scadenza
precisa per la chiamata dell'articolo 50 da parte della Gran
Bretagna: il 31 Marzo 2017. Ed ora, mentre prosegue il conto alla
rovescia, non si arrestano le polemiche,
le guerre di numeri e le battaglie di opinioni fra
Europeisti e Brexiters, fra chi vorrebbe un secondo referendum e chi
festeggia l'uscita dall'UE ormai imminente.
Nonostante
una serie di dati macroeconomici relativamente positivi, proprio oggi
Bloomberg nel suo report quotidiano apostrofa Theresa May come
“NAIVE”. Una prima ministra, a detta del colosso
dell'informazione finanziaria, un po' ingenua, inesperta, nel suo
atteggiamento di fine 2016 di voler intraprendere trattative private
individuali con gli stati europei e l'UE prima dell'invocazione
dell'articolo 50.Il tutto a fronte di una risposta europea compatta
sul “no
negotiation without notification”. L'agenzia di news statunitense
ricorda la chiara divergenza di interessi, con l'UE obbligata a
tenere ferma la sua posizione, ai danni del Regno Unito. La tenuta
di questa difficile e non scontata unità europea sarà anche uno dei
punti chiave del futuro andamento delle negoziazioni, tant'è che
Bloomberg
aveva ipotizzato nelle scorse settimane 7 strategie che Westminster
potrebbe tentare di mettere in atto per spaccare il fronte compatto
del Vecchio Continente sul tema.
Sul
fronte del lavoro
il segretario per la Brexit Davis
Davis
ha ricordato come saranno sempre benvenuti “talented bankers”
aggiungendo che ci vorrà parecchio tempo prima che le norme
sull'immigrazione siano irrigidite. Ha anche aggiunto che non sarebbe
negli interessi del Regno Unito stesso quello di frenare l'arrivo di
nuova manodopera qualificata.
“Our
economy depends on attracting bright, capable people to our
universities, clever financiers,” ha spiegato Davis “We will
change the policies slowly, but it will take a long time -- it will
not be a sudden change.”
A tal proposito va ricordato come gli ultimi dati annunciati da Morgan McKinley Financial Services hanno evidenziato un crollo del 29% nel recruiting lavorativo professionale nella City londinese fra il gennaio 2016 e lo stesso mese del 2017. E' inoltre stato segnalato un minore interesse da parte degli europei verso il Regno Unito, ma anche il fatto che il 25% degli europei residenti nell'UK starebbe valutando di abbandonare il posto di lavoro o il Regno Unito stesso nel corso del 2017, in un contesto decisamente dominato dalla cautela. Sul fronte opposto, invece, la Commissione Europea ha alzato le stime di crescita per il Regno Unito relativamente all'anno in corso, proprio pochi giorni dopo che la stessa mossa erastata fatta dalla Bank of England (la BoE le ha portata dall'1,4% al 2, la Commissione Europea dall'1 all'1,5%).Festeggia l'uscita dall'UE, ormai imminente, il Daily Mail, con un roboante “Thank Goodness we are leaving” che segnala come nei suoi ultimi due anni di contribuzione piena la parcella destinata al Regno Unito sia destinata a salire in maniera elevata, arrivando a 10,2 miliardi nel 2018/2019 dai 7,9 attuali e dagli 8,2 del 2016/2017. Uno scenario variopinto insomma, che si è arricchito di ulteriore colore nei giorni scorsi, quando durante la votazione parlamentare per la Brexit un gruppo di parlamentari scozzesi ha intonato la NonaSinfonia di Beethoven, tradizionale inno dell'Europa, prima di essere ripresi dal presidente del parlamento, che è intervenuto con forza per richiamare all'ordine.