La svalutazione della sterlina dopo Brexit
La svalutazione della sterlina dopo il voto della Brexit è arrivata a fine 2018 ad aggirarsi fra il 15 ed il 20%, con la divisa britannica ancora in calo sul mercato valutario, il cosiddetto Foreign Exchange, spesso riassunto con Forex. La svalutazione della sterlina è iniziata nei mesi precedenti al voto della Brexit, quando gli operatori dei mercati finanziari hanno iniziato a subodorare una crescente incertezza sul contesto britannico. Nell’estate 2015 le cose per la sterlina andavano decisamente bene, con il pound ai massimi dal 2009 nei confronti dell’euro. Con una sterlina si acquistavano infatti oltre 1,40 euro (il cross valutario sterlina euro nel luglio 2015 raggiunse quota 1,44, prima di iniziare a svalutarsi). Il cambio fra la sterlina ed il dollaro navigava in area 1,50, lontano da quota 2, vista su sterlina/dollaro per l’ultima volta nel 2007, ma su valori più che discreti, testimoniando un’economia britannica in salute, in grado di crescere ad un passo più sostenuto rispetto a quello dell’Europa.
Il crollo della sterlina nel giorno del voto Brexit
Le cose, però, sono cambiate con il voto della Brexit, che ha determinato una
progressiva svalutazione della sterlina, con un vero e proprio crollo del pound
nel giorno del referendum sulla Brexit. La divisa inglese, infatti, prima del
voto della Brexit, era scambiata contro il dollaro a 1,50. Il cambio
sterlina/dollaro chiuse proprio a 1,50 la seduta del 23 giugno 2016, in seguito
all’uscita degli exit poll che volevano i no Brexit, ossia il Remain, in
vantaggio di 2 punti percentuali. Lo scenario è via via cambiato nelle ore
seguenti, quando i voti della campagna inglese sono via via arrivati,
determinando il definitivo sorpasso del Leave e la conseguente vittoria della
Brexit. La
svalutazione della sterlina nel post Brexit ha assunto proporzioni eclatanti,
testimoniando il risveglio di un paese impaurito e non certo quello di un paese
vincitore. I britannici, tardivamente, hanno iniziato a digitare su Google
ricerche come Cosa è l'Unione Europea?", "Cosa vuol dire uscire dall'UE?", facendo sì
che queste fossero le domande più cercate sul motore di ricerca nelle 48 ore
successive al voto. Un Paese che si è reso conto di aver fatto votare il popolo
su tematiche che (in gran parte) ignorava, mentre la sterlina affondava sui
mercati valutari. Il crollo della divisa inglese è proseguito nei mesi seguenti,
fino a spingere il cambio sterlina/dollaro americano sotto quota 1,20 sul
finire del 2016. Si trattava dunque di una svalutazione per la sterlina nel
post Brexit superiore al 20%. Lo scenario è risultato simile per la moneta
londinese contro l’euro, con il cross valutario euro/sterlina salito da 0,76 a
0,85 (con una svalutazione della sterlina dopo la Brexit vicino al 15%). Il
contesto è rimasto simile nei mesi seguenti, nonostante un tentativo di rimonta
nella prima fase del 2018, con il cambio sterlina dollaro che aveva riagganciato
quota 1,40 (con un massimo di GBP/USD a 1,43) prima di tornare a perdere
terreno, portandosi sotto quota 1,30 sul finire dell’anno.
La svalutazione della sterlina dopo Brexit: le cause
La svalutazione della sterlina per la Brexit è proseguita anche nel 2018, sono in molti a chiedersi se il crollo del pound possa continuare anche nel 2019. A spingere al ribasso la sterlina sui mercati valutari sono le incertezze sulla Brexit ed i rischi di un "no deal", ossia di un’uscita britannica dall’UE senza un accordo, con forti ripercussioni sull’economia del Regno Unito, molto più esposta alle vicende Brexit di quanto lo sia invece l’UE. Il tutto mentre l'economia
britannica è già in frenata e crescono i rischi anche per un rallentamento del settore immobiliare londinese. I rischi per la divisa inglese restano dunque alti, con numerosi analisti che hanno previsto ulteriori svalutazioni per la sterlina nel post Brexit, se questa dovesse avvenire in modo caotico e senza periodo di transizione. Alcune stime vedono, in questo scenario, il pound in discesa a 1,10-1,15 nei confronti del dollaro, mentre i più pessimisti non vedono impossibili anche discese sotto 1,10, quasi a sfiorare la parità. Chiaramente, una svalutazione così forte della sterlina per la Brexit, determinerebbe problemi di inflazione per il Regno Unito. Altri osservatori, invece, fanno notare che nel lungo termine, però, l’economia britannica potrebbe riprendersi, anche se il rischio di buttare via una manciata di punti percentuali di PIL (forse anche una decina) per orgoglio nel frattempo c’è. Quello che è sicuro, per adesso, è che la sterlina si è svalutata nei primi due anni e mezzo dopo il voto della Brexit di oltre il 15% contro euro e dollaro, con perdite superiori al 20% se consideriamo i massimi del 2015.
La svalutazione della sterlina contro l'euro negli ultimi anni, in particolare si noti il crollo del giugno 2016 che ha seguito il voto Brexit, determinando una svalutazione del pound prossima al 12% nel giro di appena un paio di sedute di trading.