La Federal Reserve ravviva il dollaro. Oro sotto 1.300$
Non sono arrivate grandi sorprese dal meeting della Federal Reserve, nonostante ciò il dollaro ha recuperato leggermente terreno sul forex market. La Federal Reserve non ha mosso i tassi di interesse, Janet Yellen ha però confermato la volontà di effettuare un ulteriore ritocco al costo del denaro entro la fine dell'anno, iniziando anche la riduzione del bilancio della Fed, notevolmente cresciuto nell’ultimo decennio a partire dalla crisi dei mutui subprime. L’intervento della Yellen a margine del FOMC ha determinato un generale apprezzamento del dollaro sui mercati valutari, anche se la Yellen ha lasciato aperte le porte a modifiche rispetto al piano originale di tre rialzi ai tassi per il 2018 ed altrettanti per il 2019 in funzione dell'andamento dell'economia statunitense. Sul piano operativo il cambio fra euro e dollaro è sceso sotto quota 1,19, per poi risalire verso 1,195. Dal punto di vista tecnico il trend resta tuttavia ancora favorevole all’euro, anche se l’area 1,20-1,21 si sta confermando come un’importante resistenza per il cambio, come già avvenuto in precedenti occasioni. Soltanto un netto superamento di quest’area aprirebbe spazio per un ulteriore allungo da parte del cambio fra euro e dollaro, viceversa lo scenario più probabile pare ancora quello di un consolidamento laterale per l’EUR/USD fra 1,18 e 1,21.
Federal Reserve, dollaro e oro
Le dichiarazioni di Janet Yellen, interpretate in qualche modo come hawkish (almeno per quanto riguarda il terzo rialzo del 2017), hanno spinto al ribasso le quotazioni dell'oro. Il metallo prezioso ha raggiunto quota 1.300 dollari l’oncia, per poi violarla e portarsi sui minimi dell’ultimo mese a 1.290 dollari. Gli investitori riducono dunque la loro esposizione sull’oro in uno scenario di tassi americani crescenti e di dollaro in momentaneo recupero. Dal punto di vista tecnico l’area 1.295-1.300 rappresenta un primo importante supporto per il metallo giallo che il mercato pare dunque provare a violare al ribasso. Sul finire del 2016 la rottura ribassista di quest’area aveva dato il via ad una serie di vendite sull’oro, mentre sempre quota 1.300 nella primavera 2017 ha fermato più volte la salita delle quotazioni del metallo giallo. Il superamento di questi valori aveva invece aperto le porte alla salita dell’oro verso quota 1.350 dollari l’oncia. Una conferma sotto quota 1.295 $ potrebbe generare nuove vendite sull’oro con spazio per una discesa verso 1.260/1.265 dollari l’oncia. E’ dunque la Fed a dominare la scena, con gli operatori che guardano con interesse alle prossime mosse di politica monetaria. Paiono dunque, almeno per il momento, accantonate le tensioni geopoliche che erano invece risultate centrali nelle scorse settimane.