La Fed alza i tassi, ma il dollaro scende. Fanno festa i metalli preziosi
Lo avevamo detto, un rialzo dei tassi da parte della Fed era ampiamente previsto. Nonostante ciò, complice anche il voto olandese, non è mancata la volatilità sui mercati. Ne è uscito sconfitto il dollaro, con i mercati che hanno interpretato come relativamente da “colomba” le parole della Yellen. Di fatto con un’inflazione ormai al 2,7% in molti forse si attendevano qualcosa di più. La governatrice, invece, ha sostanzialmente confermato le attese: un rialzo ora, a marzo, ed altri due nel 2017. Questo scenario, unito ai risultati elettorali olandesi (con i populisti dell’ultra destra che non hanno sfondato), ha spinto al rialzo l’euro. Il cambio fra la moneta unica ed il dollaro ha preso il volo, arrivando a 1,0747, per poi correggere, restando però sopra quota 1,07. Ancora una volta la parità fra le due valute non sembra così facile da raggiungere. La debolezza della banconota verde è emersa anche contro la sterlina, con il cable (gbp/usd) volato a sfiorare 1,23, per poi assestarsi a 1,226, mentre usd/jpy naviga a 113,4.
La frenata del dollaro ha ridato ossigeno al petrolio, con la quotazione del WTI che è rimbalzata dai 48$: il contratto con scadenza aprile 2017 passa di mano a 49,30$. Scenario simile sui metalli preziosi, dopo la caduta delle ultime due settimane, che aveva portato l’oro a perdere il 5%, mentre l’argento aveva ceduto quasi il 10%. Il metallo giallo è rimbalzato con forza dall’area 1.200$, tornando a 1.220, mentre l’argento ha guadagnato 3 punti percentuali, portandosi sopra quota 17,4$.