ITALIA: segnali di inflazione o soltanto stagionalità?

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Dopo il rally dell'inflazione spagnola tornano a crescere anche i prezzi in Italia, con un dato in aumento dello 0,2% nel mese di gennaio.  Una salita che potrebbe fornire nuovi argomenti ai falchi tedeschi, impegnati nelle richieste a Mario Draghi per porre un freno ed una fine al Quantitative Easing.


A crescere in Italia, però, e questo potrebbe essere un valido argomento per Draghi e le colombe della BCE, sono solo i beni legati alla stagionalità: energia e alimentari.In particolari il gelo in meridione ha portato notevoli incrementi di prezzo negli alimentari. Secondo la Coldiretti i dati danno un +20,1% dei prezzi dei vegetali freschi e  un +7,6% della frutta rispetto al gennaio 2016 «per effetto del maltempo che con gelo e neve ha decimato le coltivazioni agricole».  

 

L’aumento, seppur percentualmente minimo, allontana lo spettro della deflazione si allontana momentaneamente.

Quindi il trend prosegue costante: a gennaio l’inflazione in Italia è salita dello 0,2% rispetto a dicembre 2016 e dello 0,9% nei confronti dello scorso gennaio. L’Istat, nel diffondere i dati ha correttamente sottolineando che il rialzo è dovuto alle componenti merceologiche i cui prezzi presentano maggiore volatilità:  parliamo quindi dei prodotti energetici non regolamentati (+9% su base annua) e gli alimentari non lavorati (+5,3%).  

Secondo le prime stime l’indice nazionale dei prezzi al consumo (al lordo dei tabacchi) di gennaio è stato più alto da oltre tre anni, occorre andare indietro fino al settembre 2013, per registrare un analogo 0,9%. 

 

L’«inflazione di fondo», ovvero escludendo i beni più volatili come appunto gli energetici e gli alimentari freschi, a gennaio di fatto è leggermente rallentata portandosi a +0,5% dallo +0,6% di dicembre.

Se invece si escludono i soli beni energetici gennaio si chiude con +0,8%  rispetto al +0,7% di dicembre.