INFLAZIONE NEL REGNO UNITO AL 2,9%
Non si frena la corsa dell’inflazione nel Regno Unito. Il dato relativo al mese di maggio ha infatti superato le attese, ferme a 2,7%, schizzando a 2,9%, il tasso più alto dal giugno 2013. Si tratta di un nuovo campanello d’allarme per il governo, per i supporter della Brexit e per la stessa Bank of England, che arriva poche settimane dopo il deludente dato sul PIL britannico del primo trimestre 2017, in netta frenata a +0,2%.
Nel 2015 l’inflazione britannica era addirittura scivolata in territorio negativo per alcuni mesi, per poi chiudere l’anno in leggera ripresa. Ma la vera ripartenza della crescita dei prezzi è arrivata dopo il voto della Brexit. Il +0,3% di inizio 2016 ha raggiunto l’1% a settembre 2016, per salire a 1,6% sul finire del 2016 ed accelerare ulteriormente a +2,2% nel marzo 2017. Un trend proseguito anche ad aprile, con i prezzi in crescita del +2,7%, per poi passare al 2,9% di maggio. Un valore nettamente superiore al target del 2% prefissato da Mark Carney, Governatore della BoE. Va sottolineato come nel suo report di febbraio la Bank of England ipotizzasse un’inflazione in crescita fino ad un picco massimo del 2,8%, preventivato per i primi mesi del 2018. Lo scenario è ora differente, con la crescita dei prezzi che ha superato questo valore ben prima del 2018 aprendo di fatto le porte ad un’inflazione superiore al 3% nei prossimi mesi.
Fra le vicende chiave del Regno Unito troviamo Brexit, inflazione in crescita e governo in difficoltà
“Questi dati generano nuove preoccupazioni sulla tenuta economica del paese, in una fase in cui l’incertezza politica domina la scena” ha commentato un analista di una sala trading londinese per ForexSilverGold, che ha poi spiegato “la crisi politica, con la sconfitta elettorale dei Tories ed un inflazione ormai prossima al 3% non sono i migliori biglietti da visita per il Regno Unito in vista delle negoziazioni Brexit. La May presenterà a Bruxelles decisamente indebolita”. Ed infatti, a preoccupare è probabilmente anche il ritmo di crescita dell’inflazione, con una corsa rialzista ormai quasi fuori controllo dallo 0,9% di ottobre al 2,9% attuale. Nel suo report mensile sull’inflazione della Gran Bretagna l’ONS, Office for National Statistic, ha fatto notare come il settore giocattoli / ricreazione sia stato il maggiore contributore in questo rialzo dei prezzi, seguito da prezzi più elevati anche per elettricità e generi alimentari (quest’ultimo bene parrebbe dunque aver invertito la rotta dopo anni di ribassi). In aumento anche il costo per il settore del vestiario, mentre arriva una frenata dal prezzo del settore trasporti.
La crescita dell’inflazione riduce ovviamente anche il potere d’acquisto dei cittadini inglesi, mentre i giornali d’Oltremanica sottolineano come l’inflazione eroda anche il valore reale dei risparmi. Ritu Vohora di M&G Investments ha fatto notare, riporta il Guardian, come a questo tasso di inflazione, su 5.000 sterline lasciate in banca al tasso medio, il risparmiatore perda 137,50 sterline nel giro di dodici mesi. Senz’altro una tematica che Mark Carney, governatore della Bank of England, sta discutendo con i suoi colleghi in vista del meeting della Bank of England. E’ estremamente difficile che l’istituto centrale decida già ora di muoversi con un rialzo dei tassi, E fra le cause dell’inflazione dobbiamo anche annoverare il crollo del pound, che ha perso oltre il 15% del suo valore dal giorno della Brexit sui mercati valutari. Nelle ultime ore il cambio euro sterlina viaggia nuovamente sopra quota 0,88, mentre per ogni pound si ricevono circa 1,27 dollari, contro gli 1,50 del 23 giugno scorso, giorno del fatidico voto della Brexit.
La crescita dell'inflazione britannica secondo i dati dell'ONS è ormai arrivata al 2,9%. Nel grafico l'inflazione nel Regno Unito negli ultimi due anni, con la forte salita dei prezzi dalla Brexit in poi.