Il prezzo dell'oro ancora in recupero
Le quotazioni dell’oro consolidano, restando ampiamente sopra i 1.200 dollari l’oncia. L’interesse degli investitori per l’oro è tornato a crescere notevolmente nelle ultime settimane, in particolare con le prime turbolenze registrate sulle borse americane. Durante l’estate, il metallo giallo era sceso fino a toccare dei minimi a 1.160 dollari l’oncia, per poi recuperare, con le quotazioni dell’oro che si erano inserite in un trading range laterale fra 1.180 e 1.210$. L’allungo rialzista di fine ottobre rappresenta un segnale positivo per l’oro, che sta di fatto provando ad archiviare la lunga fase ribassista che ha caratterizzato l’estate e l’autunno 2018, con l’oro sotto pressione soprattutto per via della forza del dollaro.
Oro: analisi tecnica
La rottura della resistenza collocata a 1.210$ rappresenta un forte segnale di ripresa per l’oro. Di fatto il metallo giallo ha trovato spazio per accelerare al rialzo arrivando anche a superare i 1.240$, prima di assestarsi a 1.230$. Il prossimo target rialzista pare identificabile in area 1.265$, anche se il prezzo dell’oro potrebbe puntare – in un’ottica temporale più ampia – a target più ambiziosi, come quota 1.300$. In particolare, nel caso in cui dovessero esserci altre correzioni da parte dei listini azionari gli operatori potrebbero scegliere di rifugiarsi nuovamente sull’oro, con il consueto flusso di liquidità che nelle fasi di discesa dei mercati azionari si vede verso obbligazionario e beni rifugio come l’oro appunto.
Sarebbe invece negativa una discesa delle quotazioni dell’oro sotto i 1.210 dollari l’oncia, segnale di ritorno della debolezza e di un nuovo calo di interesse verso il lingotto. In questo caso, lo scenario più probabile sarebbe quello di un ritorno delle quotazioni nel canale laterale fra i 1.180 ed i 1.210 dollari l’oncia. Al momento non paiono sussistere elementi tali da giustificare altri crolli da parte delle quotazioni dell’oro. Fra le ragioni che hanno spinto al ribasso il metallo giallo nell’estate 2018 c’è stata una sorta di presa di coscienza da parte degli operatori in merito ai futuri rialzi della Federal Reserve. Oltre a quello atteso per fine 2018, gli investitori hanno iniziato a scontare altri 2/3 ritocchi al costo del denaro per il biennio 2019/2020, con le conseguenze che questi potrebbero avere sui mercati, frenando (o calmierando) in qualche modo la crescita americana. Nel complesso il dollaro ha recuperato terreno e, come spesso capita, un rafforzamento del dollaro tende ad indebolire l’oro, in quanto fra i due vi è una correlazione inversa (ossia se il dollaro tende a rafforzarsi, le quotazioni dell’oro spesso si muovono in maniera opposta e viceversa). In questo scenario l’oro è stato oggetto di crescenti vendite da parte degli operatori, “reo” di non distribuire dividendo o cedola in un’epoca in cui sul fronte americano – a differenza di quello europeo – il comparto obbligazionario è tornato a offrire rendimenti superiori a quelli degli anni scorsi, quando viaggiava intorno allo zero, per via delle politiche estremamente espansive, ossia molto accomodanti, delle banche centrali.
ETF sull’oro
Gli strumenti per investire sull’oro sono molteplici e spaziano fra oro cartaceo (anche detto oro finanziario) ed oro fisico. È interessante notare la relazione fra l’andamento della domanda di ETF aurei con sottostante su oro fisico e l’andamento della quotazione dell’oro stesso. Il World Gold Council, infatti, propone un grafico che mostra l’andamento della quotazione aurea correlato alla detenzione complessiva di oro degli ETF del settore. Emerge un’interessante relazione, che spiega parte dei movimenti aurei di questi anni, partendo dalla fuoriuscita di quasi 900 tonnellate di oro del 2013, anno in cui il prezioso perse oltre il 25%. Dopo un’estate difficile, nelle ultime settimane il sentiment pare esser cambiato, con nuovi afflussi di denaro sugli ETF aurei. Sarà proprio questo uno dei motori in grado di spingere al rialzo la quotazione dell’oro dei prossimi mesi?