Il prezzo dell'oro ai massimi da 9 mesi
L’oro ha rotto al rialzo quota 1.300 dollari l’oncia, un’area che nei mesi scorsi aveva sempre respinto le quotazioni del metallo prezioso. Arriva dunque un segnale positivo dal punto di vista dell’analisi tecnica per l’oro, che è salito fino a superare i 1.325 dollari l’oncia, su massimi che non si vedevano dall’elezione di Donald Trump alla presidenza americana nel novembre 2016.
Oro, Trump e Corea del Nord
Nelle scorse settimane le tragiche vicende legate al terrorismo e gli attacchi di Barcellona avevano riportato l’oro verso i 1.300 dollari, ma anche le tensioni fra Corea del Nord e Stati Uniti che spingevano gli investitori a rifugiarsi nel metallo prezioso, visto ancora una volta come porto sicuro quando sui mercati crescono le chance di mare in burrasca. Ma le news in arrivo dalla Corea del Nord rappresentano l’ultimo tassello di un puzzle decisamente complesso nel quale dobbiamo necessariamente inserire la politica monetaria americana. Gli operatori, infatti, guardano ormai con una certa diffidenza le mosse di Donald Trump, mentre crescono i dubbi per le prossime decisioni della Yellen in merito ai rialzi dei tassi di interesse per l’imminente futuro, con il prezzo dell’oro che festeggia. In particolare a essere messo in dubbio è l’ultimo rialzo che ancora manca ai tre previsti dalla Yellen per il 2017, ma non mancherebbero dubbi anche per le mosse del 2017 e 2018. I mercati paiono interpretare questo ipotetico rallentamento della corsa dei tassi americani come un segnale di debolezza dell’economia, premiando dunque l’oro. Da questa analisi emerge dunque come le quotazioni auree siano spinte al rialzo in particolare dalle vicende macroeconomiche e geopolitiche piuttosto che dal quadro fondamentale, con la ripresa del settore gioielleria in Cina ed India che appare ancora relativamente lenta, mentre nel secondo trimestre del 2017 la domanda di oro in arrivo dal settore degli ETF è rallentata.