Il pound inglese recupera dopo la notifica dell'articolo 50 grazie alla discesa di euro e dollaro
L'avvio delle negoziazioni legate alla Brexit non ha fatto registrare particolari scossoni sulla sterlina, smentendo forse parte delle previsioni sentite nei giorni precedenti. Ci sono almeno due ragioni per spiegare ciò: la prima è legata al fatto che il mercato nei mesi passati ha scontato la Brexit e, quantomeno in parte, anche i pericoli di una Brexit dura, quella più rischiosa per la City londinese e per l'intero Regno Unito, con la sterlina che ha perso oltre 15 punti percentuali sia contro euro che dollaro. La seconda è invece legata alle vendite che sono fioccate dapprima sul dollaro (dopo che Trump è stato costretto a ritirare il pacchetto di modifiche all'Obamacare) e poi sull'euro, con i mercati che vedono sempre più lontano il primo rialzo dei tassi da parte della Banca Centrale Europea, dopo i deludenti dati sull'inflazione dei vari paesi del Vecchio Continente, in particolare con la frenata tedesca del mese di marzo.
Va poi considerato anche il cambio di view degli operatori sul pound, dopo che la Bank Of England nell'ultimo meeting ha votato divisa, con un primo membro favorevole al rialzo dei tassi,dando un possibile segnale ai mercati su quelle che saranno le prossime mosse dell'istituto centrale inglese. In questo scenario il pound è tornato sopra quota 1,17 nei confronti dell'euro, con l'inverso EUR/GBP che è scivolato sotto quota 0,85, sui minimi da un mese. Dal punto di vista tecnico il primo supporto è ormai a pochi pips in area 0,847, mentre un'ulteriore area da prendere in considerazione è posizionata a 0,8425. Primo segnale di recupero dell'euro soltanto sopra quota 0,8550.