Il Petrolio soffre, i tagli alla produzione dell'OPEC non bastano più
Il petrolio soffre, le quotazioni traballano. La produzione americana ed i dati sulle scorte negli Usa frenano i prezzi, con il WTI scambiato ormai da due settimane stabilmente sotto i 50 dollari al barile, mentre il Brent naviga a 51$, dopo essere scivolato anche sotto quota 50$. Nemmeno la debolezza del dollaro ha ridato vigore all’oro nero. L’incontro del week end a Kuwait City non ha portato scossoni sui mercati. Gli accordi raggiunti a fine novembre dall’OPEC non paiono essere ancora sufficienti, con l’offerta che continua ad eccedere la domanda, per uno scenario generale di sovrapproduzione.
Il cartello del petrolio, capitanato dall’Arabia è passato ai richiami, ricordando gli accordi presi, ma ci sono già alcuni paesi che vorrebbero nuovi tagli dall’OPEC. Il rischio, altrimenti, è quello di vedere il greggio scendere ancora più in basso. Non sui prezzi del gennaio 2016, quando tocco i minimi di 27 dollari al barile, ma verosimilmente verso l’area 43-45$. In altre parole il mercato ha giudicato come non sufficienti gli accordi di fine novembre.
Dal punto di vista tecnico, analizzando le quotazioni del WTI appare chiaro come la rottura ribassista dell’area 51 rappresenti un chiaro segnale di debolezza, con i prezzi che hanno trovato subito la forza per scivolare verso quota 48$. La parola come sempre spetta ai mercati e, in questo caso, anche all’OPEC che si riunirà il 25 maggio a Vienna, anche se già ad aprile sono in programma nuovi meeting preparatori per valutare proposte relative a nuovi tagli della produzione.