Dopo Draghi, occhi puntati sulla Fed
Giovedì scorso, nel tradizione incontro
con la stampa a margine del meeting della BCE, Mario Draghi ha annunciato il prolungamento del
Quantitative Easing per altri nove mesi.
Nonostante la riduzione del volume mensile da 80 a 60 miliardi, si tratta, di fatto, di un’altra ingente dose di liquidità in arrivo per il 2017, mentre i tassi rimarranno significativamente bassi.
Hanno brindato i mercati azionari, mentre l’euro ha perso terreno nei confronti delle principali valute, riportandosi al termine delle contrattazioni venerdì sera in area 1,0550 nei confronti del dollaro. Si tratta di una chiusura ad una cinquantina di pips dai minimi da quasi due anni, toccati a 1,0506, nelle ore che hanno fatto seguito alll’esito referendario italiano, mentre siamo a meno dell’1% dai valori più bassi degli ultimi 14 anni, collocati a 1,046.h
Tiene, almeno per il momento, il canale laterale 1,05-1,15 (in essere ormai da quasi due anni), mentre il focus è ormai oltre oceano, con l’aspettativa per le decisioni della Fed di questo giovedì che domina la scena. Secondo i dati del CME (aggiornati al week end del 10 dicembre) il 95% degli operatori si attende un rialzo dei tassi. Di fatto, quindi, l’intervento della Yellen con un ritocco al rialzo dello 0,25%, parrebbe ormai scontato. Resta da capire quanto il mercato abbia già assorbito tale decisione e se un effettivo ritocco dei tassi potrà portare alla violazione di questo canale fra 1,05 e 1,15, spingendo il rapporto fra le due valute verso la parità.