Come si muoverà il prezzo del petrolio?
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Fare previsioni
sull’andamento del prezzo del petrolio è da sempre estremamente complesso. Lo è ancora di più in questa fase, in cui le
quotazioni del petrolio (e di molti altri strumenti finanziari) hanno messo a
segno ampi movimenti, con una volatilità in netta ripresa. Numerose banche d’investimento,
fra cui anche Morgan Stanley, si sono trovate costrette a rivedere le loro
previsioni per il prezzo del petrolio, risultate improvvisamente troppo
ottimiste. Questo perché le quotazioni del greggio sono reduci da una violenta
correzione. Ma procediamo con ordine: dopo una prima parte di 2018
spumeggiante, fino a dei massimi oltre quota 75 per la quotazione del petrolio
WTI (ossia il West Texas Intermediate, benchmark americano per le quotazioni
dell’oro nero), mentre il Brent aveva superato quota 85, il petrolio ha
improvvisamente invertito la rotta, con una discesa prossima al 40% nel giro di
appena 3 mesi. Sul finire del 2018, poi è arrivato un segnale di possibile
inversione, confermato nelle prime sedute del 2019, che hanno ridato slancio
alle quotazioni (e costretto numerosi analisti a rivedere nuovamente le loro
previsioni sul prezzo del petrolio per il 2019 e 2020). In altre parole, il
prezzo del petrolio, dopo aver messo a segno un rally superiore al 150% fra l’inizio
del 2016 e l’estate 2018 - salendo da meno di 30 dollari ad oltre 75 per barile
- ha perso il 40%, crollando a 42$, per poi rimbalzare del 20% nel giro di una
manciata di sedute di trading. Quali le conclusioni che possiamo trarre? In primo
luogo, il prezzo del petrolio è mosso da eccessi. I mercati faticano a prezzare
il reale valore del petrolio, che tende a muoversi, appunto, con violenti
scossoni. Nell’estate 2018 gli operatori si attendevano un rischio di scarsità
della produzione, con Bank of America che prevedeva
il prezzo del petrolio a 90-100 dollari al barile per il 2019-2020. Lo
scenario, però, è velocemente mutato con le aspettative per una frenata della
crescita mondiale, che ha fatto seguito alle tensioni Usa – Cina, ma anche alle
crescenti aspettative per una Federal Reserve in versione falco anche nel 2019.
L’OPEC, ossia il cartello dei paesi produttori di greggio, ha fatto la sua
parte per rendere ancora più complessa ogni previsione sull’andamento del
prezzo del petrolio, con lunghi ed incerti negoziati che hanno infine
determinato ulteriori riduzioni della quantità di petrolio estratta.
Quali previsioni per il petrolio nel 2019?
Senz’altro l’incertezza la fa
ancora da padrona, con le quotazioni che provano a recuperare. Dal punto di
vista tecnico se i prezzi dovessero confermarsi sopra i 50$ potrebbe esserci
spazio per ulteriori recuperi verso i 54$, con un target di medio termine
nuovamente a 60$, in un range – quello fra i 50 ed i 60 dollari al barile, che
parrebbe soddisfare sia i produttori di petrolio che gli acquirenti. In primis
la stessa America, con Donald Trump che ha più volte ribadito l’importanza di
avere un prezzo del greggio non elevato, al fine di evitare ogni rischio di
frenata per l’economia americana.
Se il 2019 si è aperto all’insegna dei recuperi, sia per le borse che per il petrolio, non possiamo tuttavia dimenticare gli argomenti di incertezza visti nel 2018, che paiono destinati a perdurare anche in futuro. Fra questi resta centrale la politica americana per il 2019-2020, ma anche elementi geopolitici come la guerra commerciale fra USA e Cina, che senz’altro può avere un ampio risvolto sull’andamento del prezzo del greggio, rendendo ancora più complessa ogni previsione sui movimenti del petrolio.