Brexit: se non c'è l'accordo il Regno Unito vuole andarsene senza pagare il conto
Se
le trattative con l'Europa dovessero andare per il verso sbagliato,
il Regno Unito potrebbe andarsene senza pagare il conto. Lo
dicono i Lord, quegli stessi anziani "saggi" che pochi giorni fa hanno inflittouna bocciatura, la prima, ai piani della May, chiedendo di mettere
nero su bianco i diritti degli europei già residenti nell'UK,
indipendentemente da come si comporterà l'UE con i britannici
residenti nel continente (senza quindi il presupposto della
reciprocità).
La Brexit continua dunque a riempire le pagine dei giornali, con le ipotesi di quello che “potrebbe essere”, perché a mancare, in questa fase, sono proprio le certezze. E nel caso in cui dovesse saltare il banco fra UK ed EU, generando lo scenario più traumatico, l'ipotesi dei Lord sarebbe quella di non pagare il conto all'UE. Un exit bill da oltre “£50 billion”, 60 miliardi di euro che spinge i britannici a trovare il modo di svincolarsi dall'UE. La questione sollevata dai Lords è legata al mancato obbligo legale per i britannici di far fronte a impegni presi per il futuro (pagamenti). Questa linea è condivisa anche da Downing Street. Questo chiaramente comporterebbe la conseguente rottura di relazioni che il Regno Unito e la City londinese hanno grande interesse a mantenere.
La risposta europea non si è fatta attendere. «Durante la sua appartenenza all'Ue, la Gran Bretagna ha assunto, e assumerà, impegni finanziari. Dovranno essere onorati in pieno. Questo sarà un elemento essenziale dei negoziati per una separazione ordinata» riporta il Sole 24 Ore fra le dichiarazioni di un portavoce dell'esecutivo comunitario. Mentre l'eurodeputata tedesca Ingeborg Grassle ha commentato al Guardian «Hanno piantato il pugnale sul tavolo».
La partita pare dunque sempre più complicata, anche se i britannici si direbbero pronti a pagare tutto quanto ancora li vedrebbe partecipi (come l'Erasmus o progetti di ricerca per la Università), negoziando però “il conto” con l'Europa, eventualmente anche in maniera decisa, brusca, a costo di andarsene senza pagare, nel caso in cui l'accordo con l'UE non arrivasse. Questa sarebbe la scelta più rischiosa, soprattutto per il Regno Unito, che dal punto di vista commerciale è ancora dipendente dall'Europa in numerosi settori (mentre non vale il viceversa, salvo alcune eccezioni).
Nel frattempo a Londra nel week end si sono registrate nuove proteste per i tagli al servizio sanitario nazionale, l'NHS. Proprio questo fu uno dei nodi centrali nel dibattito precedente al 23 giugno, con i leader della campagna per il LEAVE che sostennero che i soldi risparmiati dall'appartenenza all'UE che sarebbero dovuti andare proprio lì. Salvo poi scoprire, poche ore dopo il voto, che le cose non sarebbero affatto andate in questa maniera, con tanto di ammissione televisiva dello stesso Farage. La Brexit appare sempre di più come una lunga sfida, di numeri, di nervi, di parole ed opinioni destinata a durare ancora a lungo.