Il dollaro prova la rimonta contro l'euro
Nelle ultime sedute il dollaro americano ha recuperato una frazione del terreno perso sui mercati valutari in questi mesi. La performance da inizio anno resta ancora in profondo rosso, con la banconota verde che ha sin qui ceduto 12 punti percentuali contro l’euro. Nonostante ciò si intravedono i primi segnali di ripresa, con il cambio euro/dollaro che si allontana dai massimi a 1,19 della passata settimana, riavvicinando quota 1,17. Dal punto di vista tecnico il cambio euro dollaro resta tuttavia ancora impostato al rialzo, con la correzione che ha fatto seguito ai buoni dati del lavoro americano riassumibile ancora come una pausa di consolidamento (e non come una inversione di trend). Sui mercati il sentiment resta quello di un dollaro ancora debole, con oltre il 50% degli operatori che non crede ad un ulteriore rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve nel corso del 2017, contrariamente a quanto annunciato da Janet Yellen negli ultimi meeting.
Analisi euro/dollaro
Tecnicamente siamo usciti dall’ampio canale fra 1,05 e 1,15 che ha contenuto le quotazioni dell’EUR/USD per oltre due anni e mezzo, con un veloce allungo dapprima verso 1,18 e successivamente fino a 1,189. Spazio per nuove accelerazioni rialziste soltanto con il superamento di questa area, mentre il primo segnale di inversione arriverebbe soltanto con la rottura ribassista del supporto posizionato a 1,15. Appare chiaro che i mercati guardino a questo punto con grande interesse all’area 1,20 che potrebbe rappresentare una valida resistenza per frenare la corsa dell’euro. La grande risalita dell’EUR/USD sarà senz’altro un elemento che la Banca Centrale Europea considererà con attenzione, in quanto un super-euro viene visto come un elemento potenzialmente dannoso per l’Eurozona, che sta uscendo soltanto ora da una lunga crisi. Va comunque ricordato come nel 2014 il cambio euro dollaro fosse arrivato a pochi pips da quota 1,40 sul Forex Market.
Il dollaro e le materie prime
Il tentativo di ripresa del dollaro ha frenato parte delle materie prime. Le quotazioni dell’oro sono scese dai recenti massimi oltre 1.270 dollari l’oncia sino a quota 1.256, mentre l’argento ha invece mostrato una maggiore forza dopo la caduta di venerdì scorso. Le quotazioni del metallo prezioso sono risalite nelle ultime ore da 16,20 a 16,30 dollari l’oncia, confermando l’importanza del supporto collocato a ridosso dei 16$. Proprio al cedimento dell’area 15,7-16 dollari l’oncia si era verificato ad inizio luglio un flash crash sull’argento, che aveva seguito di pochi giorni il flash crash dell’oro. Risulta invece minore l’impatto sulle quotazioni del greggio, con il WTI, il benchmark americano del petrolio che viene scambiato oltre quota 49 dollari, mentre il Brent si trova a 52$. Brilla ancora il rame, che ha guadagnato il 17% da inizio anno, mentre lo zucchero continua a restare debole. Va tuttavia ricordato come le performance delle materie prime in dollari ed euro differiscano notevolmente per via della ripresa dell’euro e del calo del dollaro che ha caratterizzato gli ultimi 7 mesi.