Elezioni britanniche: i sondaggi spaventano la May
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Le elezioni britanniche sembravano recitare un copione già scritto con la vittoria di Theresa May pronta ad essere suffragata – e per distacco - dal voto popolare l’8 giugno prossimo. D’altronde, la First Lady britannica, chiamata a traghettare Albione nei tempestosi mari della Brexit, aveva convocato le elezioni forte di un vantaggio stimato dai sondaggisti al di sopra dei 20 punti percentuali. I numeri di aprile lasciavano poco spazio per sperare nella rimonta all’acerbo Corbyn, leader dei laburisti, visto da molti come troppo arroccato su posizioni relativamente antiquate. Lo scenario è però mutato nelle ultime settimane, con la rimonta dei laburisti che ha via via preso corpo, mentre il distacco fra le due fazioni si assottigliava pericolosamente per la May. Gli oltre 20 punti percentuali di metà aprile sono scesi a 12 a metà maggio, per crollare ad appena 5 nelle rilevazioni effettuateda Yougov il 24-25 maggio. Pesano sui conservatori, non tanto le vicende legate alla Brexit - ancora sostenuta dalla gente fuori da Londra - , quanto lo u-turn, cioè l’inversione di rotta, della May sulla cosiddetta Dementia Tax, che l’ha portata a rimangiarsi parte delle promesse elettorali sull’aspetto sociale, in particolare per anziani con malattie croniche. Una situazione che ha spinto il leader dei Liberal Democratici Tim Farron, a paragonare il momento attuale con la poll tax della Thatcher cercando dunque un’analogia (in parte forzata) fra la fase che portò alla caduta di Margaret Thatcher ad inizio anni Novanta con i giorni nostri.
Gli attentati di Manchester, poi, non hanno aiutato la First
Lady, lasciando trapelare l’impressione che le sue strategie sulla lotta al
terrorismo non siano state adeguate. D’altro canto, dopo essere stato oggetto
di numerose critiche, Corbyn ha rialzato la testa, attaccando
le scelte di Theresa May e dei conservatori, così come gli interventi
militari britannici nel corso degli anni.
Questo scenario di crescente incertezza (e soprattutto la possibilità che la May ottenga una maggioranza debole,
al limite dell’ingovernabilità), hanno spinto al ribasso la sterlina, che
ha perso pesantemente terreno sui mercati valutari. La divisa inglese è scesa
sotto quota 1,15 nei confronti dell’euro, mentre l’inverso euro/sterlina è
risalito oltre 0,87. Quello che in gergo viene definito “cable” (cioè il cambio
sterlina dollaro, dal cavo
transoceanico che nell’Ottocento trasmetteva le
quotazioni fra Regno Unito e Usa) ha perso quasi due punti percentuali,
scivolando dai massimi oltre 1,30 fin verso 1,28. In calo anche sterlina/yen,
che si è allontanato dai massimi dell’11 maggio in area 148, portandosi a 142. Non
una buona news per il Regno Unito, che già si trova a dover fronteggiare la
corsa dell’inflazione, che verrà verosimilmente inasprita dalla nuova discesa
del pound. Proprio mentre il
PIL britannico del primo trimestre 2017 ha mostrato segnali di rallentamento,
venendo rivisto dapprima da +0,4% a +0,3% e successivamente da +0,3% ancora al
ribasso per un definitivo quanto striminzito +0,2%. La lunga sfida della Brexit
pare essere appena iniziata e l'esito delle elezioni britanniche ancora, almeno in parte da definire.