ORO & ARGENTO: Le mosse della Fed pesano più dei fondamentali
LE BANCHE CENTRALI SOTTO I RIFLETTORI - Non è certo una novità, ma in queste ultime settimane le banche centrali sono state ancora protagoniste. I mercati hanno guardato con grande attenzione alla Fed, cercando di carpire le intenzioni del Fomc per il 2017. Così ha fatto anche il comparto dei preziosi, con l’oro e l’argento in testa. Partendo dall'ORO, le quotazioni sono rimbalzate dai minimi di dicembre 2016 in area 1.122 dollari l’oncia fino a dei massimi a quota 1.265 sul finire di febbraio. Le crescenti aspettative per un nuovo ritocco al costo del denaro da parte della Fed, poi avvenuto lo scorso 15 marzo, hanno spinto i prezzi verso una nuova correzione, con il prezzo spot che è sceso sotto i 1.200$. Le parole della Yellen, pronunciate nella conferenza stampa a margine del meeting Fomc di marzo non sono però parse eccessivamente da falco, spingendo al ribasso il dollaro e, contestualmente, ridando nuova linfa all’oro, che ne ha approfittato per rimbalzare verso quota 1.230 prima e verso i 1.250 poi.
L'ARGENTO SEGUE L'ORO - Lo scenario è relativamente simile, se non addirittura amplificato per l’argento. Il metallo grigio, dal picco toccato in area 21$ della scorsa estate, era sceso fino a dei minimi in area 15,60 nello scorso dicembre. Il 2017 era però iniziato in modo decisamente diverso, con una serie di nove settimane consecutive di rialzi, che avevano riportato il prezzo fin sopra quota 18, verso dei massimi a 18,45$. L’avvicinarsi del meeting Fed di marzo (e le aspettative per il rialzo dei tassi usa) hanno spinto l’argento verso una discesa vicina al 10% in appena 7 giorni. Una caduta che è sfumata anche in questo caso dopo le parole della Yellen, con il prezzo che è risalito da 16,7 a 17,4 $.
CHI DOMINA LA SCENA? – Possiamo affermare che le mosse delle banche centrali in questo scenario stanno ancora dirigendo l’orchestra, con oro e argento pronti a danzare sulle note della Fed più che sui fondamentali veri e propri. In secondo luogo possiamo notare come le questioni geopolitiche siano destinate a restare centrali nei prossimi mesi, che saranno caratterizzati dalle elezioni francesi e da quelle tedesche, ma anche dall’avvio degli incerti negoziati per la Brexit, con un’ulteriore incognita legata alle effettive mosse di Donald Trump, verso il suo discusso protezionismo. Quando si parla di oro, però, uno sguardo, va necessariamente all’Asia, da sempre traino della domanda di prezioso. Dopo il crollo della richiesta di oro avvenuto in India per via della demonetizzazione di fine 2016 gli analisti guardano con interesse ai dati fondamentali in arrivo dal paese, ipotizzando una ripresa della domanda nella seconda metà dell’anno. In questo scenario il trend di fondo dell’oro appare ancora impostato al rialzo e subirebbe una nuova inversione ribassista soltanto con un ritorno dei prezzi sotto quota 1.200- 1.195$ e con la successiva conferma sotto 1.180$. Spazio invece per nuovi ritorni di forza sopra quota 1.265$, con target dapprima verso i 1.305$, area da cui è partita la discesa dell’ultimo trimestre 2016 e (più difficilmente) verso i 1.375$ dell’estate 2016. Un ruolo centrale, però, lo giocheranno ancora una volta le mosse della Federal Reserve e, forse, anche l'andamento generale dell'inflazione.